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Due agenti molto speciali - Conferenza stampa con Omar Sy, il divo di "Quasi amici" cresciuto nelle banlieue

21/03/2013 | News | |
Due agenti molto speciali - Conferenza stampa con Omar Sy, il divo di Quasi amici cresciuto nelle banlieue

Anteprima romana questa mattina del film Due agenti molto speciali, commedia d’azione diretta da David Charhon e interpretata da Omar Sy, l’attore-rivelazione di Quasi amici grandissimo successo d’Oltralpe dello scorso anno, che qui recita in coppia con Laurent Lafitte. I due sono una coppia di poliziotti che non potrebbero essere più diversi, uno è un agente della sezione finanziaria della banlieue di Bobigny, l’altro un ispettore capo della famigerata anticrimine parigina. Un agente di periferia dai modi non proprio ortodossi e un poliziotto borghese e donnaiolo di Parigi: la strana coppia si ritroverà a indagare fianco a fianco mettendo a confronto due personalità e due metodi di lavoro alquanto diversi.
A presentare il film, che ha già ottenuto grande successo in Francia (già 15 milioni di euro incassati) e che uscirà il prossimo 28 marzo in Italia in 200 copie distribuite da Medusa, è stato il simpatico Omar Sy che, con addosso una T-shirt raffigurante Cassisus Clay, ha incontrato la stampa dopo la proiezione.

Che impressione fa non essere americano ma essere un po’ il nuovo Eddie Murphy?
“Non ho l’impressione di sentirmi il nuovo Eddie Murphy. E’ vero che mi piacciono molto i suoi film ma non nutro l’aspirazione a diventare come lui. Naturalmente questo riferimento a lui è inevitabile e mi fa sempre molto piacere il paragone ma io sono io e sto bene nella mia pelle”.

Una domanda che ti avranno fatto tante volte, quanto è cambiata la tua via dopo Quasi amici? E poi una curiosità, a un certo punto del film il tuo personaggio dice “Questa Francia non mi piace”, a te piace la Francia di adesso?  
“Rispondo alla prima domanda dicendo che la mia vita dopo Quasi amici è cambiata totalmente, sono qui, a Roma, ospite di un bellissimo hotel, ora sono qui e tutti i giornalisti vogliono parlare con me. Certo, la mia vita è cambiata dopo quel film, c’è stato un prima e un dopo.
Per rispondere alla seconda domanda posso dire che amo la Francia, ci sono cresciuto, è il mio Paese e amo rappresentarla al cinema. Ma sicuramente la Francia può crescere, migliorare, e se ne parliamo è perché riteniamo che questi cambiamenti sono possibili”.

Che esperienza hai delle periferie dove sei cresciuto? Che esperienza hai avuto delle banlieue e come le vedi cambiate?
“Io sono nato e cresciuto nella banlieue di Trappes. E’ vero che tutte le periferie si somigliano e spesso la banlieue parigina viene presa come esempio di tutte le periferie del mondo. Sicuramente è una difficoltà parlare di problemi di persone che hanno problemi seri e diversi da quelli che io ho oggi che ho dormito in un albergo di lusso. Posso parlare della mia esperienza a Trappes: quando cresci in una banlieue, sei di colore, sei alto più di un metro e novanta, puoi essere visto come una persona che fa paura. I pregiudizi esistono e chi è nato nelle banlieue viene condizionato da questo. Si possono prendere allora due strade: chiudersi in sé stesso e nella propria condizione di disagio oppure andare alla scoperta degli altri armandoti di un bel sorriso. I pregiudizi esistono da entrambi i lati, e noi nel film li abbiamo fatti vedere in maniera scherzosa. Secondo me bisogna andare verso gli altri e conoscerli perché in questo modo si possono cercare di risolvere i problemi. I pregiudizi vengono dalla mancanza di conoscenza”.

E’stata diffusa la notizia che negli USA si sta preparando un remake di Quasi amici. Ti piace l’idea? Sembra che l’attore scelto per interpretare il tuo ruolo sia Chris Tucker. Cosa ne pensi?
“Io su questo remake non ho alcun potere, lo faranno come hanno deciso di farlo. Al momento non ne so nulla, aspetterei di vederlo, per me oggi è un po’ difficile parlarne, circolano dei nomi ma non se sa ancora nulla”.

Cosa conosci del cinema italiano? Ti piacerebbe in particolare essere contattato da qualche regista. Segui il calcio e per che squadra tifi? Cosa ne pensi della Ferrari che spesso in passato ha avuto piloti francesi?
“Del cinema italiano contemporaneo conosco poco, però so che Eric (Toledano) e Olivier (Nakache) mi hanno detto che per Quasi amici l’ispirazione gli è venuta dalle commedie italiane che trasmettevano messaggi sociali molto importanti. La vita è bella di Benigni è un film che ha un approccio leggero ma dove si affrontano argomenti molto seri. E a chi non piacerebbe lavorare in un film del genere? Oggi che sono diventato un attore richiesto se mi venisse una proposta dall’Italia la accetterei volentieri. E poi in Italia c’è un buon clima, non amo il freddo.
Per quello che riguarda il calcio, nelle banlieue giocavo sempre a pallone anche se ero più bravo nel basket, la squadra per cui tifo è l’Olympique Marsiglia.
Le Ferrari sono macchine straordinarie, chi non ama la Ferrari? Ho avuto la fortuna che di guidarne una di un mio amico, ma mi piace molto anche la Maserati. Mi avete visto guidarla no?”.

Qual è stata la scena d’azione più difficile? Hai visto il film Joss il professionista con Jean-Paul Belmondo che si cita nel tuo film?
“Il film con Belmondo lo avevo visto molti anni fa da ragazzo. Per quanto riguarda la scena d’azione più difficile da girare è stata sicuramente quella nel club per scambisti!”

Quando è entrato il cinema nella tua vita? Quali sono stati i tuoi primi passi come attore?
“Gli inizi sono stati abbastanza casuali, da ragazzo mai avrei immaginato che il mio mestiere sarebbe stato quello di attore, ho fatto molto sport e per un po’ ho pensato di dedicarmi alla carriera sportiva ma erano necessarie troppa dedizione e impegno. Tutto è cominciato per caso quando a un amico che conduceva una trasmissione radiofonica mancava un ospite. Io sono andato e ho improvvisato interpretando un personaggio inventato, un calciatore senegalese. La cosa mi è piaciuta perché mi ha dato la stessa sensazione di libertà e leggerezza  che mi dava lo sport e che mi dà anche il ballo, un’altra mia passione. Poi ho fatto il comico televisivo e poi sono passato al cinema quando Eric Toledano e Olivier Nakache mi hanno voluto in quello che era il loro secondo film”.

Ti piace l’action movie e pensi di continuare con altri film del genere? Avete idea di procedere con un franchise di questo film?
“Sicuramente girare film d’azione è una cosa molto divertente e poi sono uno che ama lo sport e la vedo come un’esperienza elettrizzante. Mi piace interpretare il più possibile le scene pericolose finché me lo permettono e non chiamano gli stunt, sono disposto a fare tutto sul set.
Per il futuro non ho un genere particolare che preferisco, ho voglia di fare tutto, quello che conta per me è sempre il progetto. Se è un progetto che mi piace allora ben venga.
Per quanto riguarda un eventuale sequel, sicuramente il film lascia una porta aperta ma la cosa dipende dal pubblico, se ci seguirà e apprezzerà allora forse ci sarà. Per il momento l’unico lavoro a cui mi sto dedicando è perfezionare il mio inglese in vista del progetto di X-Men. Cominceremo a girare tra qualche mese”.

Puoi dirci qualcosa sul progetto di X-Men?
“Su questo non posso parlare, sapete come funziona sui progetti importanti c’è sempre aria di segretezza”.

Con Quasi amici ci sono degli elementi di continuità, qui c’è ancora una coppia di persone molto diverse, una coppia di personaggi agli antipodi, socialmente e culturalmente. Come vedi questa continuità?
 “Sono d’accordo su questa analisi. Ho sempre amato lavorare non da solo, la diversità qui diventa un elemento di forza ed è una cosa che mi piace di me. Ance qui ci sono due personaggi agli antipodi e forse io faccio sempre le stesse cose, ma è importante nella vita quotidiana, gli altri che ci sembrano strani e che invece ci possono dare delle soluzioni per i nostri problemi, si proprio l’altro che ci sembra così bizzarro”.

(A questo punto gli viene presentato il suo doppiatore italiano, Simone Mori, con cui si lascia fotografare esclamando “Avete visto, c’è sempre bisogno dell’altro”!)

L’ultima domanda è sulla pirateria, sulla possibilità di scaricare film gratuitamente attraverso internet che sta uccidendo il cinema. In Francia ci sono leggi severe su questo.
“E’ una questione molto difficle a cui rispondere perchè bisogna iniziare col chiedersi cos’è la pirateria. Veramente scaricare film gratis può impedire alla gente di andare al cinema? Il vero cinefilo continuerà ad andare al cinema, perché andare al cinema è anche un momento di condivisione. Ma che ne è di tante persone che non si possono permettere di andare al cinema? Allora mi chiedo se sia così negativo poter scaricare film. Certamente internet è molto difficile da controllare. Io sono pessimista, qualsiasi legge si faccia è difficile mettere tutto sotto controllo. Ma dall’altro lato sono ottimista  perché sicuramente la pirateria non ucciderà mai il cinema. Una cosa che si potrebbe fare è poter scaricare film legalmente ma pagando un prezzo più basso e a poca distanza dall’uscita in sala, per quelli che non si possono permettere di  andare al cinema”.

Elena Bartoni
 

 


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